La riforma Brunetta ha messo al primo posto titoli ed esperienza professionale. Anche giovani brillanti e dotati di skill adeguate potranno essere superati da “vecchi” laureati con curriculum più corposi e con precedenti di servizio. Con l’art. 10, D.L. 44/2021, infatti, è stata adottato un notevole snellimento delle procedure per l’assunzione dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni.
Per Brunetta tutto si gioca alla preselezione
Il testo del Governo prevede che “Al fine di ridurre i tempi di reclutamento del personale le amministrazioni (…) prevedono (…) l’espletamento di una sola prova scritta e di una prova orale”. L’utilizzo “di strumenti informatici e digitali e, facoltativamente, lo svolgimento in videoconferenza della prova orale”. E ancora “una fase di valutazione dei titoli legalmente riconosciuti ai fini dell’ammissione alle successive fasi concorsuali”.
La riforma Brunetta, quindi, non riesce a coniugare la velocità dell’arruolamento con esigenze quali lo svecchiamento o l’individuazione delle persone più adatte al ruolo. Ancora una volta si privilegia l’anzianità, forse perché siamo un Paese che invecchia velocemente. Ma tutto questo potrebbe non essere in linea con gli articoli 51 e 97 della Costituzione. Sicuramente qualcuno che a causa di questo sistema vede allontanarsi l’obiettivo penserà di proporre ricorso e di questo passo altro che digitalizzazione e modernizzazione…
Per Brunetta laurea e titoli accademici non bastano
Ci auguriamo che nell’espletamento dei concorsi si trovi una modalità che consenta ai giovani di concorrere ad armi pari. Certo è necessario sottolineare che chi si è laureato da poco deve utilizzare la formazione per implementare il proprio curriculum. Oggi una laurea non è sufficiente e il possesso di soli titoli accademici è riduttivo. I più giovani soprattutto devono approfittare dell’ampia offerta presente sul mercato per aggiungere soft skill nel curriculum.