Il personale femminile nelle forze armate ha segnato un rapido incremento dal 2000, quando entrò in vigore la legge n. 380/1999.
Dopo venti anni, i dati parlano infatti chiaro: quasi 18mila unità di personale militare sono donne – oltre il 6% del totale del personale militare. Di queste, il numero maggiore è arruolato nell’Esercito, e – a distanza di poche centinaia di unità – nell’Arma dei Carabinieri.
In proporzione, tuttavia, sono le Capitanerie di Porto a presentare la percentuale più alta di presenza femminile: ben il 12,63% delle unità ivi impiegate (fonte Camera dei Deputati – documentazione parlamentare).
Se si guarda invece alla ripartizione per gradi, si nota come la maggioranza del personale femminile si situi tra i graduati, seguiti dai militari di truppa.
Il personale femminile nelle Forze Armate: il processo di selezione, di formazione e di addestramento
Il processo di selezione non differisce da quello degli uomini se non in un aspetto: la prestazione richiesta per agilità, forza e resistenza, che in alcuni concorsi presentano differenze tra uomini e donne – alla stregua di quanto avviene nel mondo sportivo.
Nel campo della formazione e dell’addestramento non vi sono invece distinzioni con il percorso seguito dai militari uomini: tutto il personale frequenta i medesimi corsi presso gli istituti militari e le scuole di addestramento. Esistono forme di tutela specifiche per il personale femminile che risulti, durante il percorso di formazione, in stato di gravidanza, o che abbia figli fino a dodici anni.
Impiego e missioni all’estero
Nessuna scelta di genere è prevista nell’impiego degli incarichi sul suolo nazionale o internazionale.
È tuttavia importante segnalare come – anche in seguito alla Risoluzione 1325 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite – la Difesa Italiana stia continuando a favorire, nelle missioni all’estero inserite in operazioni ONU, le candidature di personale femminile per la copertura di posizioni ufficiali, quali Ufficiali di Staff e Osservatori Militari.
Un elemento importante, se si considera la ragione da cui scaturisce: l’attenzione nei confronti della popolazione femminile locale, spesso particolarmente esposta a violazioni dei diritti umani.
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