Concorsi pubblici: le novità nell’ultimo decreto. Nel Dpr approvato il 5 ottobre dal Consiglio dei Ministri sono contenute importanti novità nell’organizzazione e nello svolgimento dei concorsi pubblici e della Pubblica Amministrazione.
Dopo ben 28 anni cambiano infatti le regole per l’accesso agli impieghi pubblici, con modifiche che – almeno sulla carta – sono state pensate all’insegna della digitalizzazione, della semplificazione, della parità d’accesso e dell’equilibrio di genere.
Tale provvedimento va a riscrivere il testo unico sui concorsi finora in vigore, il Dpr 487 del 1994, e si inserisce nella riforma del lavoro pubblico prevista dal Pnrr.
Concorsi pubblici: le novità nell’ultimo decreto, in sintesi
Queste le novità introdotte dall’ultimo decreto sull’accesso alla Pubblica Amministrazione:
- Una delle novità più importanti è l’estensione della possibilità di partecipazione ai concorsi anche ai titolari dello status di rifugiato o di protezione sussidiaria e ai cittadini di Paesi terzi che siano in possesso del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo, di un’adeguata conoscenza della lingua italiana, del godimento dei diritti civili e politici negli Stati di appartenenza o di provenienza e di tutti gli altri requisiti previsti per i cittadini italiani.
- Sulla scia degli adeguamenti resi necessari dalla pandemia Covid-19, il decreto pone grande rilievo sulla digitalizzazione delle procedure in tutte le fasi di concorso, eliminando per sempre “carta e penna”. Questo si applica anche dal punto di vista della pubblicazione dei bandi: dal 1° luglio scorso, infatti, le amministrazioni centrali e le autorità indipendenti possono pubblicare i propri bandi di concorso su InPA, per le assunzioni di personale a tempo indeterminato e determinato. Dal 1° novembre 2022, invece, la pubblicazione sul portale InPA diventerà obbligatoria, e sarà estesa anche a Regioni ed enti locali, mentre dall’anno prossimo non sarà più obbligatorio pubblicare i bandi in Gazzetta Ufficiale.
Ne avevamo già parlato qui, quando il tema della digitalizzazione stava prendendo piede in seguito alle necessità presentate dalla pandemia.
- Con l’obiettivo di garantire l’equilibrio di genere nella Pubblica Amministrazione, il bando dovrà specificare la percentuale di rappresentatività dei generi nell’amministrazione che lo pubblica per tutte le qualifiche messe a concorso. Nel caso in cui la differenza percentuale di rappresentatività tra i generi sia superiore al 30 per cento, a parità di titoli e meriti si darà precedenza al genere meno rappresentato.
- Abrogazione delle norme obsolete o incompatibili con la riforma del reclutamento.
Le possibili problematicità
È in particolare il terzo punto che potrebbe presentare delle problematicità, soprattutto dal punto di vista di coloro che rischiano di vedersi superare in graduatoria da partecipanti del genere meno rappresentato, e che per questo verrebbero selezionati puramente per un fattore di bilanciamento della rappresentatività.
Per questo non è irragionevole prevedere un gran numero di ricorsi, provocato proprio da questo nuovo approccio al bilanciamento di genere nella pubblica amministrazione.